Ultimo aggiornamento: 16/04/2012


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* nome proposto





Periophthalmus barbarus. Kribi, Camerun, Africa; vista laterale;
la barra è lunga 10 mm - esemplare morto da poco
(foto: R.E. Brummett, 2007, con il permesso dell'autore)





Periophthalmus barbarus. Marocco, Africa; vista laterale;
la barra è lunga 10 mm - esemplare fissato in formalina e conservato in etanolo
(LACM 54540: Lat 30N, Long 10W, 1969;
foto: R. Feeney, 2008, con il permesso dell'autore)

Sinonimi:

Gobius barbarus

Linnaeus, 1766

(sinonimo senior, combinazione originale)**

Periophthalmus barbarus

(Linnaeus, 1766)

(sin. senior, nuova combinazione)

Gobius koelreuteri

Pallas, 1770

(sinonimo junior)**

Periophthalmus koelreuteri

(Pallas, 1770)

(sinonimo junior)**

Periophthalmus papilio

Bloch & Schneider, 1801

(sinonimo junior)

Periophthalmus erythronemus

Guichenot, 1858*

(sinonimo junior)

Periophthalmus papillon

Duméril, 1861

(mispelling for P. papilio)

Periophthalmus gabonicus

Duméril, 1861

(sinonimo junior)

Periophthalmus erythronotus

Rochebrune, 1882

(mispelling for erythronemus)


*In: Duméril, 1861
**sensu Murdy (1989)


Etimologia:
'Periophthalmus' è un nome composto dal greco 'peri' (attorno), e 'ophthalmôn' (occhio), riferendosi all'ampio campo visivo di queste specie

'barbarus' in latino vuol dire 'strano', 'forestiero', e si riferisce probabilmente alle abitudini anfibie dei saltafango


Lunghezza massima registrata:
250 mm SL (Harrison & Miller, 1992)



Colorazione in vivo (basata sulle foto e disegni disponibili; oss. pers.: Camerun):
colorazione di fondo da marrone scura a grigiastra su testa, dorso e fianchi, ventralmente biancastra; diversi punti azzurri sui fianchi, più grandi e numerosi su muso, guance e opercoli; diverse barre diagonali a sella irregolari possono essere visibili sul dorso. Membrana di D1 marrone scuro, con una banda inframarginale da nera a bluastra, compresa fra una striscia bianco-bluastra sottile ed interrotta, ed un sottile margine trasparente; D1 completamente nera in alcuni esemplari; sfondo di D2 marrone, con una striscia nera mediale compresa fra due strisce bianche, e con un margine marrone; pinna caudale grigiastra, con una serie di punti scuri lungo i raggi in alcuni esemplari; pinna anale da bianca a brunastra con un margine giallastro; pinne pelviche marrone scuro sul lato dorsale; pinne pettorali grigiastre


Colorazione in liquido conservante (Murdy, 1989; pers. obs.: Camerun, Nigeria):
colorazione di fondo da grigio scura a marrone su dorso e fianchi, giallastra sul ventre; chiazze scure e tracce delle barre diagonali possono essere visibili su testa e fianchi. Membrana di D1 marrone scuro, con una banda inframarginale nera, compresa fra una striscia chiara stretta ed interrotta ed un margine trasparente molto stretto; in alcuni esemplari, pochi punti bianchi sulla porzione posteriore e basale di D1; colorazione di fondo di D2 marrone, con una striscia mediale nera compresa fra due strisce bianche, ed un margine marrone; pinna caudale grigiastra, con serie di punti scuri lungo i raggi in alcuni esemplari; pinna anale da bianca a grigiastra; pinne pelviche pigmentate sul lato dorsale; pinne pettorali grigiastre


Diagnosi (Murdy, 1989):
D1 X-XIV; elementi totali di D2 11-14; elementi totali della pinna anale 9-11; conta longitudinale delle scaglie 86-107; TRDB 20-34; pinne pelviche senza frenulo e completamente separate (assenza di membrana basale); margine di D1 diritto; pinne dorsali non connesse da membrana; tratti della colorazione di D1 e D2.
Il genere non è tuttora definito da sinapomorfie


Dieta:
onnivoro: alghe, macrofite, artropodi (principalmente insetti e granchi sesarmidi), nematodi, bivalvi, pesci. P. barbarus si nutre più attivamente durante la stagione secca, che è anche la stagione riproduttiva (King & Udo, 1998)


Riproduzione:
in Nigeria, uno studio della variazione mensile dell'indice gonadosomatico ha mostrato come P. barbarus deponga le uova una volta l'anno, da febbraio a maggio. I pesci maturano ad una taglia di circa 10-11 cm TL, raggiungono una lunghezza massima stimata di circa 22 cm TL, ed un'età massima di 6 anni. La stagione riproduttiva coincide con la fine della stagione secca e l'inizio di quella delle piogge. In questo modo, durante la stagione umida, le larve traggono vantaggio dalla maggiore produttività degli estuari, stimolata dal più elevato carico sospeso dei fiumi. Di conseguenza, esiste un solo picco di reclutamento annuale dei giovani (Etim et al., 1996; 2002; King & Udo, 1997a)


Note ecologiche:
in Nigeria, P. barbarus è stato trovato in mangrovieti e foreste a palme nypah (King & Udo, 1997b).
Questa specie viene diffusamente consumata ed utilizzata come esca in Nigeria (probabilmente ad un livello non sostenibile: Etim et al., 2002), ed è stata presa in considerazione per la piscicultura e su ampia scala (Fineman-Kalio & Alfred-Okciya, 1989). P. barbarus è stato anche incluso fra le specie ittiche in pericolo della Nigeria (Egborge, 1993), a causa dell'intensa degradazione ambientale dei sistemi costieri


al centro: tipico habitat di P. barbarus (foto: J. Baker, Guinea Bissau, 2007, Flickr)


Distribuzione (Murdy, 1989, collezioni museali: oss. pers., LACM 54540):
i record confermati vanno dal Marocco all'Angola; località tipo (neotipo): Liberia


Note:
Insieme a Boleophthalmus pectinirostris, Periophthalmus barbarus è uno dei due gobidi oxudercini linneani. La breve descrizione latina di Gobius barbarus di Linnaeus (1766) non è molto indicativa ("pinnis pectoralibus flabello insistentibus; pinna dorsi prima radiorum 12, secunda 13"); tuttavia, è identica alla prima parte di una dettagliata descrizione di un Periophthalmus sp. fatta da Koelreuter (1763), che tuttavia non designò un taxon binomiale; sia Koelreuter che Linnaeus non riportarono alcuna località tipo.
Successivamente, Pallas (1770) descrisse tre specie di oxudercini: Gobius boddarti, Gobius schlosseri, e Gobius koelreuteri; per quest'ultima, anche Pallas (1770) non indicò una località tipo. Dopo di lui, Gmelin (1789) riportò brevemente questa descrizione nella 13a edizione del Systema Naturae.

Bloch and Schneider (1801) designarono il genere Periophthalmus sulla base della specie P. papilio Bloch and Schneider n. sp., che presentava pinne pettorali "simili a mani" e "occhi dotati di palpebre" ("Pinnae pectorales manuformes, oculi palpebrati") ed inclusero altre tre specie nel genere: P. koelreuteri (Pallas), P. schlosseri (Pallas), e P. ruber Bloch and Schneider (che sarà poi considerato un sinonimo junior di Pn. schlosseri (Pallas) da diversi autori successivi, incluso Murdy, 1989; vedi Note su Pn. schlosseri). Bloch and Schneider (1801) indicarono Tranquebar, India, come la località tipo di P. papilio (e quindi del genere Periophthalmus). Tuttavia, l'illustrazione di P. papilio (vedi disegno sotto) illustra chiaramente l'unica specie endemica dell'Africa occidentale di Periopthalmus [= P. barbarus (Linnaeus) sensu Murdy (1989)].
Più tardi Lesson (1831) descrisse P. kalolo. Quindi Cuvier e Valenciénnes (1837) fornirono una ridescrizione di P. koelreuteri (Pallas) sulla base di diversi esemplari da varie località incluse il Mar Rosso, le coste dell'Africa orientale, dell'India occidentale ed orientale, la Nuova Irlanda, l'Indonesia, la Nuova Guinea e l'Oceania.

In una revisione alquanto drastica, Günther (1861) revisionò ulteriormente P. koelreuteri (Pallas), sinonimizzandolo con G. barbarus sulla base della breve descrizione di Linnaeus (1766), e trattando P. kalolo Lesson, P. argentilineatus Cuv. and Val., P. dipus Bleeker, P. modestus Cantor, e P. papilio Bloch & Schneider come razze di P. koelreuteri. Day (1889) e Jordan & Sale (1906) seguirono Günther (1861).

Eggert (1935), criticando fortemente Günther (1861), restaurò tutte le specie da Günther sinonimizzate, ulteriormente suddividendo alcune di esse in razze differenti, e in particolare: 1) riconobbe P. kalolo Lesson come una sottospecie di P. koelreuteri (Pallas) (vedi anche Note in P. kalolo), e 2) mostrò come G. barbarus Linnaeus fosse incompatibile con la descrizione di P. koelreuteri (Pallas).

Più di recente, Murdy (1989), argomentò come 1) la dettagliata descrizione di Koelreuter (1763); 2) la breve descrizione di G. barbarus Linnaeus (che egli assunse essere null'altro che un sommario di quella di Koelreuter); la descrizione di G. koelreuteri Pallas; e 4) quella di P. papilio Bloch and Schneider (tutte mancanti sia di località tipo affidabili, che di materiale tipo), siano tutte compatibili con l'unica specie atlantica del genere Periophthalmus. Di conseguenza, sinonimizzò G. koelreuteri (e quindi P. koelreuteri), G. barbarus e P. papilio come Periophthalmus barbarus (Linnaeus), è designò un neotipo dalla Liberia (AMNH 32777). Quindi, designò P. kalolo Lesson come una specie valida, e le sottospecie di P. koelreuteri descritte da Eggert (1935) come sinonimi junior di P. kalolo Lesson.

Tuttavia, l'illustrazione e la descrizione di Koelreuter (1763; vedi disegno sotto) illustrano chiaramente la presenza di pinne pelviche fuse ("... intimorum quidem radiorum bases, membrane tenuissimae et angustissimae ope, cohaerent, ..."), un tratto incompatibile con il Periophthalmus sp. atlantico. Inoltre, come già notava Eggert (1935), Linnaeus (1766) scrisse che tutte le specie da lui incluse nella 'famiglia Gobius' (ivi incluso G. barbarus) hanno pinne pelviche fuse ("... pinnae ventrales unitae in ovatum"). Persino Bloch & Schneider (1801) lasciarono G. barbarus nel genere Gobius, che in questo lavoro è caratterizzato dalla presenza di pinne pelviche fuse ("Pinnae ventrales concretae, basi cavum efformantes").
D'altro canto, la descrizione di G. koelreuteri Pallas (1770) riporta chiaramente la presenza di pinne pelviche separate ["... P. ventralis in duas partita (unico exemplo in genere Gobiorum )"; vedi anche il disegno qui sotto]. Sorprendentemente, quando Bloch & Schneider (1801) riportarono la descrizione di P. koelreuteri (Pallas), descrissero le pinne come connesse alla base ["(pinnis) ventralibus basi connexis"]. E' dunque probabile che né Pallas (1770) basò la sua descrizione di G. koelreuteri sul materiale esaminato da Koelreuter (1763), nè Bloch & Schneider (1801) basarono la loro sul materiale esaminato da Pallas (1770). In assenza di materiale tipo, l'originale descrizione di Pallas (1770) di G. koelreuteri ha priorità sulla descrizione di P. koelreuteri (Pallas) di Bloch & Schneider (1801) e su tutte le successive ridescrizioni. Tuttavia, è mia opinione che l'ipotesi che la descrizione linneana corrisponda al perioftalmo atlantico sia piuttosto azzardata.

In uno scenario tanto confuso, molte specie congeneriche sono state discriminate come P. koelreuteri (p.es. Day, 1889) o P. barbarus (p.es. Herre, 1927), specialmente quelle con più ampie distribuzioni geografiche (vedi anche le Note su P. kalolo).


Fotografie di Periophthalmus barbarus:

     
     


A: P. barbarus da Príncipe I., Repubblica Democratica di São Tomé e Príncipe (foto: D. Lin; Island Biodiversity Race, 2008); B: due esemplari dal The Gambia (foto: B.C. Tørrissen, Tenda-Ba, The Gambia, 2007; One for the Road , 2008)*; C: un altro esemplare dal The Gambia (foto: S. Robinson, Yundum, The Gambia, 2007; Flickr, 2008)*; D-G: P. barbarus in acquario (foto D: S. Williams, Newport, Cincinnati, 2008; Flickr, 2008*; foto E: T. Mukai; Mukai's Encyclopedia of Gobies, 2008*; foto F: M. Tanabe; Marli's mudskipperland, 2008; foto G: anonimo); H: vista ventrale di un esemplare in acquario (foto: M. Tanabe; Marli's mudskipperland, 2008) - * con il permesso dell'autore


Disegni di Periophthalmus barbarus:

A

B


C


D


E

F


G



A: pori cefalici sensoriali e nasali di Periophthalmus spp.: an = narice anteriore; pn = narice posteriore (modificato da Murdy, 1989)*; B: Periophthalmus barbarus (Pallas) (Bianchi, 1986); C: Periophthalmus barbarus (Pallas) ( Poll, 1959 in Harrison & Miller, 1992); D: Periophthalmus papilio Bloch & Schneider (Bloch and Schneider, 1801): si noti la pigmentazione bluastra di D1 e la morfologia delle pinne pelviche; E: Periophthalmus papilio Bloch & Schneider (Cuvier and Valenciénnes, 1837); F: Gobius koelreuteri Pallas (Pallas, 1770); G: senza nome (Koelreuter, 1763); si noti lo stato delle pinne pelviche: vedi Note - * con il permesso dell'autore




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