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Ultimo aggiornamento: 17/04/2010


Molte specie di gobidi oxudercini sono esposte in natura a rapidi e drastici cambiamenti della salinità ambientale e sono spiccatamente eurialine.
L’osmoregolazione in ambiente iperosmotico (acqua marina) viene realizzata attraverso l’accumulo di aminoacidi liberi (FAA) e ammoniaca (NH3) nei muscoli (Iwata et al., 1981). L’aumentata osmolalità dei fluidi corporei limita la diffusione passiva degli ioni. I sali in eccesso vengono eliminati attraverso le branchie per mezzo delle cosiddette "cellule del cloro" (Evans et al., 1999).

In Periophthalmus modestus, e probabilmente in tutte le specie congeneriche dotate di branchie atrofiche, questo processo ha luogo anche in alcune aree cutanee (per es. dietro le pinne pettorali) per mezzo di cellule specializzate ricche di mitocondri (Yokota et al., 1997; Sakamoto et al., 2000; Sakamoto & Ando, 2002).

L’osmoregolazione a bassi livelli di salinità invece (ambiente ipoosmotico) sembra almeno in parte comportamentale: l’emersione infatti compenserebbe l’eccesso di idratazione attraverso l’evapotraspirazione cutanea (Clayton, 1993).

La resistenza alla disidratazione durante l'emersione, correlabile alle capacità di osmoregolazione iperosmotica (Evans et al. 1999), è stata misurata in alcune specie anfibie di saltafango, che presentano una permeabilità evaporativa all'acqua comparabile a quella delle rane (Gordon et al. 1969, 1978). La struttura della cute ed alcune particolari secrezioni mucose possono in parte spiegare queste capacità, realizzando un compromesso fra respirazione cutanea e disidratazione; specie con diverso grado di adattamento alla terrestrialità presentano una diversa istologia della cute (Zhang et al. 2000; 2003).

 
chloride cells


Percentuale di cellule del cloro che possono legare la Con-A (cioè con cripte apicali aperte e quindi in fase di attiva secrezione di sali) in 4 pesci immersi in una soluzione 10 mmol*l^-1 di CaCl2 (a sinistra), e in acqua dolce (a destra). *livello di significatività P<0.001.
Disegno: G. Polgar, ridisegnato da Sakamoto & Ando, 2002, con il permesso del primo autore





thermoregulation


Giovani di Periophthalmus koelreuteri (= P. waltoni) che per rifugiarsi dall'alta marea si arrampicano sulla zona umida del lato in ombra di alcune tavole di legno infilate nel fango;
area punteggiata= acqua; tratteggio continuo= zona umida; tratteggio discontinuo= legno asciutto;
sono indicate le temperature delle diverse superfici: grazie all'evaporazione, la zona umida ha temperature inferiori sia a quelle dell'acqua che della zona asciutta.
Disegno: G. Polgar, ridisegnato da Tytler & Vaughan, 1983; con il permesso della Blackwell’s Publ.

Le specie anfibie di gobidi oxudercini mostrano anche notevoli adattamenti ai cambiamenti di temperatura, fra i più bruschi ed estremi s perimentati da vertebrati acquatici. L'ambiente acquatico infatti, grazie alla considerevole capacità termica dell'acqua, ha temperature notevolmente più stabili di quello subaereo.

Le specie euriterme si termoregolano attraverso cambiamenti nella colorazione del corpo (Stebbins & Kalk, 1961), raffreddamento evaporativo (Taylor et al., 2005) e comportamenti peculiari. B. dussumieri si dispone perpendicolarmente ai raggi solari per scaldarsi durante le giornate più fredde (‘basking’: Clayton & Vaughan, 1988).

Le tane sotterranee possono giocare un ruolo fondamentale nella termoregolazione: sono state misurate differenze di 11- 13 °C fra la temperatura della superficie esposta del substrato e quella all’interno dei cunicoli (Tytler & Vaughan, 1983; Aguilar, 2000).

E’ interessante notare come diverse specie di gobidi oxudercini che vivono in aree geografiche con clima stagionale possano estivare (Pseudapocryptes, Periophthalmodon spp.; Hora 1933; 1935; Swennen et al. 1995) o persino "ibernare" (Periophthalmus, Boleophthalmus, Scartelaos spp.; Townsend & Tibbetts, 1995; Kobayashi et al. 1971; Yuko Ikebe, com. pers.), rifugiandosi in tana ed aspettando che si ripresentino opportune condizioni climatiche.




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